Il primo a parlare di “Chiuse” è stato frate Jacopo d’Acqui nel Chronicon Imaginis Mundi, testo scritto tra la fine del 1200 e l’inizio del 1300.
Il testo del Chronicon, ritenuto fantasioso da alcuni studiosi, nel tratto che riguarda il territorio canavesano e, nello specifico, la zona di “Sapel da Mur” (Alice Castello – Cavaglià ) descrive con minuzia di particolari il luogo così come era e come in gran parte è ancora oggi per cui lo scrittore, o qualcuno per lui, è stato sul posto a rilevarne le caratteristiche.
Frate Jacopo d’Acqui le ha definite “Chiuse Longobarde” in quanto il Chronicon narra soprattutto lo scontro tra i Franchi e i longobardi.
Le fortificazioni richiamate nel Chronicon, intorno all’anfiteatro del lago di Viverone, sono state studiate dal Gruppo Archeologico Canavesano nel periodo dal 1992 al 1995 e le conclusioni sono state riportate in un volume “Le Chiuse – presenze barbariche tra Ivrea e Vercelli”, edito nel 1998.
In sintesi il GAC ha potuto appurare la presenza di una linea fortificata (non esclusiva opera dei Longobardi) che segue la cresta delle colline dei territori di Masino, Borgomasino, Cossano, Borgo D’Ale, Alice Castello, Cavaglià, Dorzano, Roppolo, Viverone, Salussola e Zimone, composta da varie tipologie di fortificazioni, come già rilevato sia nel Chronicon che in epoca moderna dalle ricerche effettuate dai vari storici locali quali Rondolino, Giolito, Ramasco, e Scarzella che le hanno percorse in lungo ed in largo in un’epoca in cui erano anche meglio visibili in quanto i boschi erano ben tenuti e la vegetazione non copriva ogni cosa.
In conclusione, visti i quattro anni di rilievi che il GAC ha effettuato sul territorio, ed i confronti con i rilievi e la documentazione fatta da altri ricercatori locali, si può affermare con certezza che le colline costituenti il fronte dell’anfiteatro morenico di Ivrea sono state oggetto di opere di fortificazione in tempi e modi diversi, realizzate e utilizzate da varie popolazioni ma, sicuramente anche dai Longobardi, visti i notevoli ritrovamenti in tal senso (Necropoli Longobarda di Borgomasino – tombe Longobarde di Borgo D’Ale e Alice Castello). Del resto le colline dell’Anfiteatro Morenico rappresentano l’ultimo baluardo prima di sfociare verso la pianura.