In seguito agli eventi alluvionali del 1977, del 1993 e del 1994 la Soprintendenza Archeologica del Piemonte in collaborazione con lo STAS (Servizio Tecnico di Archeologia Subacquea, Ministero Beni Culturali) ed il Gruppo Archeologico Canavesano hanno potuto documentare l’esistenza sulla riva sinistra della Duria Maior di una banchina e dell’attacco di un ponte monumentale. Entrambe le strutture attualmente sono sommerse dalle acque.
Il ponte fu costruito presumibilmente nel I secolo d.C. e crollò in seguito ad una violenta alluvione in epoca imprecisata, forse non molto posteriore alla sua edificazione.
Lungo 150 metri, era costituito da 10 arcate da 11 piedritti; le 4 arcate centrali hanno luce maggiore (14,40 mt) rispetto a quelle laterali (7-9 mt). Ciascuna è costituita da cinque archi paralleli legati da conglomerato cementizio. La strada che percorreva il ponte era larga m 5,50, lastricata di basoli, affiancata da marciapiedi di metri 0,45 e protetta da parapetti formati da plutei lapidei lavorati superiormente a toro.
Il ponte poggiava su fondazioni costituite da allineamenti di pali conficcati nel letto sabbioso e provvisti di punte in ferro, fondazioni decisamente meno salde rispetto a quelle su roccia che caratterizzavano il ponte sulla Dora più a monte.
Altra struttura associabile al ponte è la banchina che segue la sponda del fiume per una lunghezza di oltre 100 mt, larga mt 1,50. La parte inferiore della banchina è composta da lastre in pietra, collegate tra loro con grappe in ferro annegate nel piombo fuso; esse poggiano su tavole in legno sostenute da tre file di pali lignei squadrati e conficcati nel letto del fiume. La parte superiore è costituita da un conglomerato livellato da uno strato di cocciopesto. Sul lato del fiume un rivestimento in lastre di pietra, incastrate in una scanalatura del basamento, proteggeva dalla corrente.